sabato 16 febbraio 2008

LAVORO MINORILE A MURANO PRIMA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

TERZA CLASSE ELEMENTARE - STORIA

IL VETRO A MURANO - LE FONTI STORICHE

La classe si è preparata alla gita a Murano con una vera e propria ricerca, fatta seguendo i criteri storici appresi in questo terzo anno scolastico, cioè definendo prima di tutto TEMPO e LUOGO dell’indagine, reperendo le possibili FONTI

Infine, sulla base delle informazioni “sicure” trovate, è stata fatta una RICOSTRUZIONE STORICA (a cura delle alunne Monica e Lorenza)

Alla ricerca si è aggiunta l’intervista alla signora Ermenegilda, nonna di Claudio, che il giorno 26 aprile è venuta nella nostra classe a raccontare la sua esperienza di vita.

La signora Gilda è nata a Venezia, prima di otto fratelli: figlia maggiore, doveva contribuire al mantenimento dei tanti fratelli nati dopo di lei. Per tale motivo non ha potuto frequentare la scuola, perchè e andata a lavorare a soli dieci anni - per dieci/dodici ore al giorno - in una grandissima “fornace” di Murano, la "fornasa" (dove c’erano anche molti altri bambini, anche più piccoli di lei).
Così si alzava ogni mattina alle quattro e dal Campo della Lana a Venezia, dove abitava, faceva quaranta minuti di strada – tutta di corsa, per arrivare al vaporetto che la trasportava a Murano. Alle 6 entrava in “Fornasa” a Murano. Ne usciva alle 5-6 di pomeriggio per tornare a casa e andare a far servizi in una vicina trattoria fino alle 11 di sera. Il tutto mangiando a mezzogiorno poca polenta con un “tocchetin” di formaggio e spesso saltando la cena.
Particolarmente interessante mi pare la parte riguardante gli incidenti cui andavano soggetti i bambini (ferite da vetro, tagli, pinze e forbici) e la salute dei maestri vetrai.

La classe ascolta con attenzione quanto viene detto da “nonna Gilda” e poi i bambini pongono domande perchè chiarisca alcuni punti.
Riescono a mantenere una sufficiente attenzione per tutta la durata dell’intervista e anche le domande sono pertinenti (è servito quanto insegnato fin dalla prima classe!), alcune davvero particolari data l’età degli alunni, che hanno solo otto anni!
E’ interessante notare come alcuni bambini tornino più volte su alcuni concetti: quant’era il guadagno e chi lo sfruttava (Ilaria), gli incidenti che capitavano ai bambini tra vetro e fuoco (Gabriella, Stefano), il funzionamento del lavoro (Mauro, Claudio). Degni di nota mi paiono i tanti interventi di Gabriella e Alessandro che si preoccupano delle condizioni di lavoro dei piccoli operai: “la sua vita era dura?”. Alessandro mostra anche, nei suoi numerosi interventi, di saper collegare al racconto appena ascoltato realtà così lontane da lui, come la seconda guerra mondiale. Si mostra anche interessato (ma è il solo) dal “segreto” di cui è depositaria la famiglia dei maestri vetrai. Manifesta anche una sorta di interesse “storico” quando vuol sapere se la signora Gilda “ha visto nascere” proprio quel bicchiere che ha adesso in mano.
Monica si interessa invece dell’andamento della “carriera” nel tempo della piccola operaia, che da semplice portatrice di “tole” (tavole con i bicchieri portate dai bambini) arriva ad essere “capa”, cioè colei che conta e controlla i bicchieri e il lavoro degli operai.
Particolare mi pare la precisazione che la signora Gilda fa nello spiegare ai bambini che, per la rottura di qualche bicchiere o più si subiva una piccola trattenuta sulla paga, ma se la cosa accadeva spesso .... “ti dicevano che eri troppo distratta, non potevi lavorare”.

Davvero commovente e straordinaria questa esperienza di vita così dura, ma anche così appassionata e coraggiosa.

Ho ripreso l’intervista (durata totale 35 minuti) in dieci video numerati in successione; ne riporto qui il primo, visibile con gli altri 9 sul mio canale di You Tube “sbircioiltutto

Poichè la signora Gilda parla solo il dialetto veneziano, ho riportato in calce, affinchè tutti possano comprenderla, la parte dell’intervista nella quale espone la sua esperienza.
Infine riporto una informazione riguardante la storia del vetro nella nostra civiltà.


Una volta espletata la visita a Murano, ne è stata stilata una:

CRONACA DELLA VISITA A MURANO
(A cura di Alessandro, Claudio, Federico C. e Luca C.)

La mattina di martedì 24 maggio, la classe 3^ è uscita presto per andare a vedere l'isola di Murano. I bambini erano accompagnati dalla maestra e da tre mamme.
Per andare a Murano abbiamo preso prima l'autobus n.6 e poi il motoscafo e ci abbiamo messo circa un'ora.
Quando siamo arrivati a Murano, la maestra ha telefonato all'amica della nonna di Claudio: la signora Ida. Infatti la nonna di Claudio che doveva accompagnarci, si era ammalata e noi non sapevamo dove andare. La signora Ida era molto gentile e anche molto anziana, perché aveva ottant'anni e per questo motivo camminava lentamente.
Murano è un'isoletta della laguna di Venezia, famosa per la bellezza dei vetri.
Le case sono antiche, con gli scuri alle finestre e cos­truite lungo le rive dei canali. Il fratello della signora Ida ci ha portato in una "fornace" per vedere come veniva lavorato il vetro: Il maestro vetraio prendeva un po' di vetro liquido dentro il forno con una canna di metallo, poi lo muoveva continuamente e ogni tanto soffiava nella canna.
Con l'aiuto di un tavolo e di pinze, il maestro modellava la forma che lui voleva.
La palla di vetro incandescente assomigliava ad una lampadina accesa di color arancione.
Usciti dalla fornace, la signora Ida ci ha indicato un luogo tranquillo e ombroso, dove c'era anche una fontanella per bere, dove mangiare il nostro pranzo al sacco.
Dopo il pranzo siamo andati a visitare il museo del vetro; li ci siamo divisi in quattro gruppi per vedere meglio gli oggetti conservati. In una sala era appeso un enorme lampadario del peso di 380 chilogrammi e costituito da 356 pezzi. C'erano anche bicchieri, fruttiere, sca­tole, un cavallo e un centrotavola a forma di giardino con fontana. Alcuni di questi oggetti erano stati fatti quattro o cinque secoli fa.
In una sala a parte erano conservati vasi, boccette, anforette di circa duemila anni fa. Alla fine siamo andati nel giardino del museo per fare le fotografie.
Un signore ci ha regalato delle perline di vetro.
Tornando verso il motoscafo siamo andati a vedere un'altra fornace e alcuni bambini hanno comprato gattini, cavallini e altro di vetro.
Infine abbiamo ripreso il motoscafo per tornare a scuola. In classe la maestra ha distribuito le perline e poi siamo andati a casa.

Trascrivo parte dell’intervista nella quale la signora Ermegilda espone la sua esperienza

La signora Gilda è nata a Venezia, prima di otto fratelli. A dieci anni comincia a lavorare nella grandissima “fornace” di Murano, la "fornasa": Ogni mattina, dal Campo della Lana a Venezia, dove abitava, faceva la strada – quaranta minuti – tutta di corsa, per arrivare al vaporetto che la trasportava a Murano. Alle 6 entrava in fabbrica.
Nella fornace – dove si fabbricavano bicchieri (“goti”) di tutti i tipi, ma solo bicchieri - lavoravano uomini, donne e anche molti bambini, ciascun gruppo con un compito preciso.
Il vetro era fatto con sabbia, calcina e vetri rotti, messi per una notte nel fuoco dei forni, secondo una formula particolare, conosciuta solo dagli specialisti, che la signora non ha mai saputo quale fosse: nessuno di quelli che lavoravano la conoscevano; era un segreto tramandato in famiglia…
C'erano poi i "maestri vetrai” (solo uomini): I bambini maschi lavoravano dai sette/otto anni per imparare il difficile mestiere e solo dopo una quindicina di anni diventavano “maestri vetrai”, ma il mestiere era così faticoso che morivano quasi tutti prima dei sessant’anni!
I maestri lavoravano movendo continuamente delle lunghe canne di ferro con le quali prendevano un po’ del vetro liquido dal forno – e soffiandoci dentro ogni tanto lo met­tevano in una forma, tenuta da un ragazzino: ne risultava una specie di bottiglia intera, vuota dentro, che veniva tagliata da una macchina facendone un bicchiere.
Questo bicchiere veniva quindi portato (con le pinze) sopra alla grandissima "spiana", dove veniva strusciato, capovolto sulla sabbia, per farlo risultare dritto. Infine un altro attrezzo, con una fiamma, molava il bordo tagliente del bicchiere.
Alcuni bicchieri venivano in seguito lavorati a ma­no, con intagli eseguiti e lucidati con una mola oppure con disegni smerigliati.


dal "Manuale Tecnico del Vetro " Saint Gobain traggo le seguenti informazioni:

5000 A.C.

Scoperta accidentale del vetro


Plinio, in un suo racconto, parla di marinai Fenici che alla foce del fiume Belo, in Siria, per preparare un fuoco da campo usarono alcuni blocchi di nitrato, parte del carico delle loro navi, per sorreggere le loro pentole. Con il calore questi si fusero con la sabbia della spiaggia formando un liquido trasparente che poi si solidificò.

4000 A.C.

Datazione dei primi reperti archeologici di pasta vitrea, totalmente opachi.

3000 A.C.

In Mesopotamia la pasta vitrea, chiamata " vetrina " veniva utilizzata per l'invetriatura dei suppellettili più comuni per impreziosirli e preservarli dall'usura.

2000 A.C.

Primo trattato di arte vetraria riportato su tavolette con scritte a caratteri cuneiformi.

200 A.C.

In Palestina viene scoperta la tecnica della soffiatura.

100 A.C.

I Romani approntano la tecnica di soffiaggio dentro stampi dalle forme geometriche dette appunto " romane ".

700-800 d.C.

Nuovo procedimento per la produzione di vetro piano e per il soffiaggio di una sfera con successivo allargamento per rotazione in forno.

anno 1000 d.C.

In Egitto vengono sviluppate le tecniche romane sperimentando la doratura.


In Mesopotamia nasce e si sviluppa la scuola caratterizzata dalla produzione di vetri incisi.

1200 d.C.

Trattato di Eraclio e " Schedula diversarun artium " con la codifica delle tecniche vetrarie .


L'arte della lavorazione del vetro si estende in Europa con valenti artigiani tra i Franchi, i Germani, in Inghilterra e Russia.

1291

A Venezia, dove già dal X secolo operavano valenti artigiani vetrai, per Decreto del Maggior Consiglio, tutta la produzione vetraria viene concentrata sull'isoletta di Murano. La presenza di forni era spesso causa di incendi e inoltre la concentrazione permetteva un maggior controllo degli operai, puniti anche con la morte, se i segreti dell'arte vetraria venivano da questi esportati.


A Murano viene creato il " cristallo veneziano " caratterizzato dalla trasparenza e dalla leggerezza, diverso dal vetro-cristallo che verrà successivamente prodotto in Boemia.

1400-1500 d.C..

Viene messa a punto la tecnica di fabbricazione del vetro piano per soffiaggio di cilindri. L'azione combinata di soffiaggio e forza centrifuga ottenuta con l'oscillazione della canna, creava un cilindro cavo. Il cilindro, tagliato, veniva messo in un forno di ricottura e lasciato stendere.

XIV secolo

Il sistema di legatura a piombo, presumibilmente inventato da Filippo Conquerai, renderà famose le cattedrali gotiche.

XV secolo

Alla fine del secolo, ad Altare, piccolo borgo ligure, viene fondata la cooperazione dei vetrai con il nome di " Università dell'arte vetraria ".

XVI secolo

Il Veronese ed il Tintoretto immortalano in loro opere pittoriche raffigurazioni di oggetti produzione dell'arte vetraria di Murano.

XVII secolo

L'arte vetraria si diffonde in Italia, a Napoli, Firenze e Pisa: qui viene dato alle stampe il trattato del monaco fiorentino Antonio Neri.

1665

In Francia, ove si era sviluppata la tecnica veneziana dei cilindri tagliati per la produzione di lastre piane di vetro, viene fondata la SAINT GOBAIN, ancora oggi leader europea nella produzione del vetro piano.

XVIII secolo

Viene messo a punto dalla Saint Gobain la tecnica della produzione di lastre di vetro su tavoli, stesso con " mattarelli " e lustrato in superficie.

XIX secolo

La rivoluzione industriale sviluppa, in architettura, la realizzazione di strutture in ferro e vetro. E' il periodo delle serre, dei giardini d'inverno e delle gallerie vetrate.

XX secolo

Si arriva alla produzione di cilindri di 1 m di diametro e 12 m di altezza, che generano lastre da 3 x 12 metri.

1913

Inizia la produzione di "vetro tirato", tecnica che si andrà perfezionando negli anni che seguono.

1920

Si realizzano lastre derivate dalla colata di vetro fuso fra rulli laminatori direttamente dal forno.

INFORMAZIONI TECNICHE

FORMULA

Silice 72,0% - Allumina 1,3% - Calce 10,0% - Magnesio 3,0% - Soda 13,5% - La resa di questo composto è del 83% ( il 17% si perde in evaporazione durante la fusione )

COLORI

Le differenti colorazioni del vetro si ottengono mediante: l'ossido di Ferro (oso) = Blu-Verde; l'ossido di Rame (-oso) = Rosso-Viola; l'ossido di Rame (-ico) = Blu-Verde; l'ossido di Cobalto = Blu intenso; Oro+Stagno colloidale = dal Rosa al Porpora; Selenio e Cadmio colloidale = dal Rosso al Giallo Arancio; Cobalto+Selenio+Ferro = Bronzo; Cobalto+Selenio+Ferro+Cromo = Grigio

IL VETRO

Soluzione solida risultante dalla solidificazione progressiva, senza tracce di cristallizzazione, di miscugli omogenei in fusione formati principalmente da silice (vetrificante), da soda o potassa (fondente) e da calce (stabilizzante).

FLOAT

Il vetro ottenuto per colata su bagno metallico ( stagno fuso) in atmosfera controllata: la più diffusa tecnologia di produzione mondiale. E' cosi chiamato il vetro comune, di maggior uso, disponibile in grandi lastre piane incolori o colorate.

CRISTALLO

Termine impropriamente usato per denominare lastre piane a facce parallele, sia incolore che variamente colorate ( in ideale contrapposizione al vetro " tirato "). Il termine corretto indica un particolare tipo di vetro con alto contenuto di piombo, e quindi di notevole peso specifico, che per la sua brillantezza, lavorabilità e purezza è utilizzato per la produzione di bicchieri, calici ecc., dalla ben nota " sonorità ".

STAMPATI

Lastre di vetro ottenute per colata e successiva laminazione con rulli incisi che trasferiscono la trama dell'incisione sulla lastra. ( vetri stampati ed ornamentali : antico, cattedrale ecc.)

TIRATI

Lastre di vetro ottenute per colata, sottoposti a " tiratura " meccanica della massa fusa: Presentano sulle due superfici ondulazioni più o meno accentuate non regolare o uniformi, uniche in ogni singola lastra . ( vetro Kappa )

BUTTERATO

E' il risultato di una particolare lavorazione, basata sulla proprietà che hanno certe colle (tipo dette " da falegname " ) di asportare, al momento dell'essiccazione, scaglie di vetro dalla superficie di una lastra sulla quale sono state applicate.

SABBIATURA

Processo mediante il quale si fa esercitare alla sabbia, proiettata sulla lastra di vetro da un getto d'aria compressa, una vivace azione di abrasione di tutta o parte della superficie della lastra stessa.

SPECCHIO

La lavorazione a specchio o argentatura è ottenuta con l'applicazione di un sottilissimo velo di argento metallico (nitrato d'argento) successivamente ricoperto da una ramatura ed infine protetto da una verniciatura finale o plastificazione.




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